12 vini italiani da tenere d’occhio (e in cantina) nel 2022 - Dacastello Vini Pregiati

12 vini italiani da tenere d’occhio (e in cantina) nel 2022

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, ecco qualche spunto su quali saranno i vini da tenere d’occhio (e in cantina) nel 2022.

Buoni propositi a parte, con la fine dell’anno si rincorrono stime, analisi e previsioni. Ciò accade anche nel mondo che amiamo, quello del vino italiano. Quali saranno i vini da tenere d’occhio l’anno venturo? Ecco i nostri suggerimenti per una cantina perfetta. Prima di partire con l’elenco dei nostri suggerimenti, due piccole digressioni.

Vendemmia 2021: poco, ma buono

Inutile girarci intorno: complice un clima poco collaborativo (la quantità di piogge primaverili ed estive è stata molto bassa), la vendemmia di quest’anno ci ha regalato una quantità di uva inferiore alle attese. Consola un dato: la qualità pare essere molto alta.

Guardando il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che le etichette che vedremo a partire dall’anno prossimo (bianchi in particolare) avranno caratteristiche molto interessanti!

Bianco, rosso o rosé?

L’IWSR (International Wine and Spirits Research) ha diffuso alcune stime sui wine trend previsti per il 2022. Una prima indicazione importante è che la ripresa a livelli pre-Covid del settore potrebbe già compiersi nei prossimi dodici mesi. Seconda indicazione significativa dell’istituto di ricerca riguarda quale sarà la tipologia di vino trainante per i consumi nel mondo: si riconferma il rosso, con una previsione di diffusione di circa il 60%.

Pronto per i nostri consigli su quali vini italiani tenere in cantina nel 2022? Eccoli!

1 – Conero DOCG Riserva

Uno degli aspetti che amiamo maggiormente quando si parla di vino italiano, è legato all’enorme varietà di suggestioni che offre. Prendiamo a titolo di esempio il Conero DOCG Riserva. Si parte dal Montepulciano, ci si attende un certo esito, e si resta incantati dal calore e dalla rotondità di un sorso che apre alla scoperta delle Marche.

Un rosso equilibrato, con una notevole complessità olfattiva.

Perché lo abbiamo scelto? Per i curiosi, per chi desidera esplorare nuove etichette e una inusuale lettura di certi classici.

2 – Ribolla Gialla

In tema di bianchi, è facile che abitudine e moda tendano a oscurare etichette meno blasonate di altre. Nel caso della Ribolla Gialla, che sta vivendo un periodo di grande riscoperta, non ci sono moda o abitudine che tengano. Questo bianco dal profumo floreale e dalla vocazione per i momenti di convivialità sarà un must nel 2022.

Perché lo abbiamo scelto? Per l’estrema versatilità e per un carattere che riesce a far breccia anche nei consumatori più esigenti.

3 – Barolo DOCG

Se c’è un vino che mette tutti d’accordo, è il Barolo. Che lo si sorseggi ammirando le Langhe, in una terrazza che affaccia sulle colline, o in un grattacielo dall’altra parte del mondo, poco importo. L’austerità di cui è ammantato, unita a struttura sfaccettata e in continua evoluzione, rendono il Barolo una di quelle certezze che troppo spesso nella cantina di un appassionato mancano.

Perché lo abbiamo scelto? I rossi si prendono la scena, una tendenza che dura da anni e non fa che consolidarsi. Parlare di rossi senza includere il re sarebbe semplicemente folle.

4 – Gavi DOCG

Stilare una lista dei must have comporta anche esclusioni eccellenti, ce ne rendiamo conto. La scelta del Gavi probabilmente farà storcere il naso a qualcuno: eppure, così come lo Zinfandel Rosé è un ponte tra California e Italia, nel suo piccolo il Gavi è ponte tra Liguria e Piemonte. Risente dell’influenza dell’una senza perdere l’identità che l’altro gli dona.

Un bianco molto elegante, morbido, non invadente, di media persistenza. Stupisce con aperitivi, ma sorprende davvero con cucina etnica e fusion.

Perché sceglierlo? Forse per via della sua diffusione ancora limitata. È una scommessa, possiamo dire. Una scommessa che sorprenderà gli amici con i quali avrete il piacere di condividerlo.

 

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5 – Gutturnio e Gutturnio Vivace

Negli ultimi anni il Gutturnio si è ritagliato una posizione interessante nel novero dei vini italiani. Ne è cresciuto il consumo e sono arrivati riconoscimenti di pregio. Un rosso antico e giovane al tempo stesso (ne parlava in epoca Romana nientemeno che il suocero di Giulio Cesare, Lucio Calpurnio Pisone). Deve il nome, pare, a un’antica coppa d’argento (il gutturnium) in uso tra i latini.

Apprezzatissimo negli States, in Italia ha diffusione più limitata.

Perché lo abbiamo scelto? Sarebbe un peccato lasciarlo scivolar via, carico com’è di storia, di note odorose, di forza negli abbinamenti con classici della cucina locale. Delizioso fermo, stuzzicante in versione vivace. Quest’ultima particolarmente indicata per un aperitivo sui generis.

6 – Custoza

Dici Custoza e pensi al Veneto. Dici Custoza e senti l’intenso profumo di mela che suscita. Un vino storico, radicato nel territorio, indicato in modo particolare per le occasioni di festa. Un gioiello un po’ sottovalutato, specialmente varcati i confini del Veneto.

Perché lo abbiamo scelto? Un insieme di ragioni, a ben vedere, che sposano un trend che si concentra sulla valorizzazione dei piccoli capolavori del territorio al desiderio di percorrere sentieri enologici poco battuti.

7 – Chianti DOCG

Alzi la mano chi non pensa che il Chianti sia il principale (o uno tra i principali) ambasciatori del vino italiano nel mondo. Per generazioni ha portato echi di Toscana ai quattro angoli del mondo, acquisendo una popolarità enorme. Berlo oggi significa seguirne le orme, compiacendosi di una solida realtà che nella produzione del bel paese è ormai una garanzia di qualità.

Vinoso, ricco, armonico, morbido, fresco: un elenco di qualità che potrebbe durare all’infinito.

Perché lo abbiamo scelto? Insieme al Barolo è una di quelle etichette che non tramonteranno mai, fino a quando al mondo ci saranno appassionati capaci di emozionarsi al primo sorso.

8 – Traminer

Tiene banco una dimensione giocosa e gioiosa del vino, accentuata dalla cauta ripresa di una vita normale dopo i due anni appena trascorsi. Tra Happy Hour e aperitivo, il Traminer resta un punto fermo. L’ampiezza aromatica di questo bianco fa vacillare anche i più intransigenti tra i rossisti.

Speziato, contraddistinto da un bouquet complesso, suscita aromi che spaziano dalla pesca bianca all’anice stellato. Sceglierne una variante friulana apre a piccole differenze rispetto al consueto.

Perché lo abbiamo scelto? La cantina di un appassionato, quella del prossimo anno così come quella del 2050, difficilmente potrà rinunciare a questo bianco. Un vero jolly, capace di accompagnare anche le serate più impegnative.

9 – Cirò

Mai sentito parlare di uva Gaglioppo? Ecco un problema legato alla stretta territorialità dei vini italiani. Spesso sono messi in ombra da nomi più noti, e ci si perde alcune declinazioni del vino che è davvero un delitto lasciarsi sfuggire.

Il Cirò è un rosso intenso, fine e fruttato. Piacevolmente delicato, accompagna con personalità pietanze tradizionali saporite, in particolare zuppe e pasta fresca, senza perdere vigore quando gli si affianca un buon tagliere di salumi e formaggi locali.

Perché lo abbiamo scelto? Perché pur avendo notevole carattere, sa mitigare la propria irruenza donando esperienze degustative coinvolgenti.

10 – Primitivo

Il Primitivo di Puglia, così come per altri versi il Barolo e il Chianti, può far tremare i polsi anche all’appassionato più sincero. Questo perché si trascina alle spalle una tradizione quasi millenaria, caratterizzata da una fama che antepone la statuaria imponenza di struttura alla piacevolezza di beva (una volta rotto il ghiaccio, per così dire).

Al naso è un’esperienza di per sé, con un intreccio di profumi che fa incontrare terra e mare. All’assaggio si rivela corposo, morbido, persistente ed equilibrato. Brilla accanto a carni arrosto e grigliate.

Perché lo abbiamo scelto? Immaginando la perfetta cantina personale, a delicatezza va unita forza. Scegliere il Primitivo per accentuare la seconda è quasi scontato.

11 – Prosecco

Immancabile. Un simbolo del miglior Made in Italy, la bollicina che ha stregato il mondo. Il Prosecco è sinonimo di aperitivo, di festa, di brindisi. Inimitabile nella sua gamma aromatica, suadente nel perlage, sornione e sapido nel finale.

Perché lo abbiamo scelto? Ci sarà sempre un buon motivo per stappare un Prosecco, averlo a casa significa essere pronti a viverlo. O a crearlo!

12 – Zinfandel Rosé

Azzardiamo un poco con un rosato fuori dagli schemi. Di origine californiana, ma dall’anima italiana fino all’ultima goccia, lo Zinfandel Rosé veste il Primitivo di note leggiadre e fragranti. Un aperitivo con gli amici, una serata spensierata richiedono calici non troppo impegnativi. Per non correre il rischio di dar spazio a vini anonimi, lo Zinfandel Rosé si presta a essere una scelta molto, molto interessante.

Perché lo abbiamo scelto? Per l’originalità, indubbiamente, e per certi profumi che portano un pizzico d’estate ogni volta che lo si stappa.